image_pdfimage_print

Linux diventa politically correct e migliora il suo dizionario eliminando termini discriminatori.

“La Linux Foundation è da sempre sinonimo di inclusione e libera partecipazione e ha supportato individui e comunità nella consapevolezza che la diversità è un punto di forza. Continueremo a promuovere questi valori e a fare di più.”

Con questa frase la Linux Foundation apre il post del giorno 8 luglio 2020 per comunicare la propria solidarietà alla comunità nera ricordando che “la diversità è un punto di forza”.

Linus Torvalds, padre del diffusissimo sistema operativo Linux il cui acronimo ricorsivo è Linux Is not Unix, vuole per il mondo Linux un linguaggio più “politicamente corretto“,  ovvero eliminare parole e modi di dire che possano contenere al proprio interno tracce di razzismo.

Il progetto di eliminare “schiavi” e “liste nere”.

I nuovi termini, spiega il sito ZdNet, dovrebbero sostituire e rimuovere termini come “master” e “slave”, letteralmente “padrone” e “schiavo”, o “white list” e “black list”, tradotto “lista nera” e “lista bianca”. L’intento è quello, dunque, di far sparire “padroni” e “schiavi” e diffondere il concetto che il bianco e il nero non dovrebbero più essere sinonimi o riferimenti semantici per il bene e il male, l’incluso e l’esculso e che, piuttosto, si debbano cercare alternative.

Per la sostituire master/slave sono emerse le seguenti proposte:

  • primary/secondary
  • main/replica or subordinate
  • initiator/target
  • requester/responder
  • controller/device
  • host/worker or proxy
  • leader/follower
  • director/performer

Alcune di queste opzioni sono già in uso da molti anni, come “primary/secondary” e “main/replica”, per questo sono quelle che potrebbero essere accolte più facilmente.

Per sostituire “black list” e “white list”, invece, si pensa alle seguenti alternative:

  • denylist/allowlist
  • blocklist/passlist

In questo caso deny e allow sono in uso soprattutto nel mondo del Cappello Rosso (RHEL – Red Hat Enterprise Linux, CentOS e Fedora), ma la coppia “black list” / “white list” è ancora usata in larga scala su molti applicativi.

Si riporta di seguito un estratto del post originale della Linux Foundation sopra menzionato.

 

 

Linux Foundation Support for the Black Community

The Linux Foundation has long stood for inclusion and open participation and has supported individuals and collective communities in our knowledge that diversity is a strength. We will continue to promote those values and do more.

The Linux Foundation and its communities stand in solidarity voicing support for the Black community. The system under which we operate requires change to make justice and equality a reality. We support the individuals and organizations offering solutions for such changes, and we will be planning how we can support change as well.

We are proud (and privileged) to work with communities and members that support our initiatives and reflect the same values. We have collected statements from across our communities that voice this collective support.

……

The Linux Foundation has long stood for inclusion and open participation and has supported individuals and collective communities in our knowledge that diversity is a strength. We will continue to promote those values and do more.

Fonte: https://www.linuxfoundation.org/blog/2020/06/linux-foundation-support-for-the-black-community/

Categories:

Tags:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.