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Milton Glaser e l’Italia che portava con sé

Milton Glaser, tra i più grandi graphic designer di sempre, è morto venerdì 26 giugno nel giorno del suo novantunesimo compleanno.

Nato a New York il26 giugno 1929, era famoso in tutto il mondo per il suo logo “I Love New York“ ideato nel 1977. In Italia ricordiamo il suo talento perché legato a Olivetti e alla Biennale di Venezia, ma anche perché creò la copertina originale del disco di Bob Dylan’s Greatest Hitnel 1967.

Glaser era figlio di genitori ungheresi ed ebrei, cresciuto in un condominio chiamato United Workers Cooperative Colony, noto anche come Allerton Coops, uno storico complesso di appartamenti ad Allerton, nel Bronx. Il complesso fu costruito dalla United Workers’Associatione fu un importante esempio di alloggi cooperativi per le persone della classe operaia. La maggior parte dei membri dell’Associazione erano ebrei laici con inclinazioni politiche comuniste.

Un luogo dove prevaleva il pensiero comunista e dove gli anziani insegnavano la politica ai giovani in Yiddish.

Milton Glaser studiò alla Scuola superiore di musica e arte e alla scuola d’arte Cooper Union di New York. In Italia ottenne una borsa di studio all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1951, dove venne influenzato dal maestro Giorgio Morandi, con il quale studiò incisione, e da alcuni grandi maestri dell’arte italiana come Piero della Francesca.

Al ritorno a New York nel 1954 fondò con Seymour Chwast, Reynolds Ruffins ed Edward Sorel il Push Pin Studio, uno studio che si occupava di grafica creativa: nello staff entreranno i più talentuosi grafici dell’epoca come Paul Davis, John Alcorn e James McMullan. “Push Pin Style” è stato poi il titolo di una grande mostra collettiva allestita nel 1970 al museo parigino del Louvre con il sostegno di Olivetti.

Diede vita al New York Magazine insieme a Clay Felker nel 1968. Nel 1974 fondò lo studio Milton Glaser, Inc. E da qui in poi… Tutto il resto è arte!

https://www.miltonglaser.com/

(Milton Glaser, Inc.)

(Milton Glaser, Inc.)

(Milton Glaser, Inc.)

(Milton Glaser, Inc.)




BlueLeaks – polizia e FBI hacked

24 anni di attività di polizia e FBI resi pubblici da attacco informatico

Sono ben 269 GB i documenti prelevati da un attacco informatico condotto da membri di Anonymous ai danni di un’azienda texana. BluLeaks, questo il nome dell’attacco, sarebbe stato possibile per via della struttura messa in piedi per  condividere le informazioni sulle potenziali minacce alla sicurezza nazionale tra le varie forze di polizia e agenzie federali.

L’azienda Netsential è la società privata che ha sviluppato il software per aggregare i dati nei cosiddetti fusion center, una sorta di hub telematico creato dall’amministrazione statunitense in chiave anti-terroristica dopo gli eventi dell’11 settembre 2001. Il gruppo di hacktivist  Anonymous dovrebbe essere riuscito a mettere a segno l’attaco colpendo il point of failure più esposto.

il sito della Netsential ora

 

 

I 269 GB sono stati pubblicati dal sito DDoSecret (Distributed Denial of Secret), un portale simile a WikiLeaks ma basato su Aleph.

L’enorme mole di documenti coprirebbe 24 anni di attività di polizia e FBI, comprese informazioni riservate, ci sono oltre 3000 documenti considerati TOP SECRET, IBAN, mail, numeri di telefono, immagini, ecc…, tutto pubblicato al link: https://hunter.ddosecrets.com/datasets/102

BlueLeaks on DDoSecret

BlueLeaks on DDoSecret

 

 

Questa volta ci sono andati pesanti e hanno dimostrato quanti sia complesso mettere in sicurezza le informazioni e sopratutto che la Cyber Security non è un settore da sottovalutare, non basta acquistare prodotti, software, hardware, ma servono le competenze.

Nulla può essere sicuro se collegato ad una rete!




Next Cloud Debian 10

Una rapida guida per installare la piattaforma di collaborazione online NextCloud.

Alla pagina “About Us” del sito nextcloud.com troviamo questo slogan:

La nostra tecnologia unisce la praticità e la facilità d’uso di soluzioni di livello consumer come Dropbox e Google Drive con le esigenze aziendali di sicurezza, privacy e controllo.

NextCloud è una piattaforma che racchiude la potenza dei file in cloud con strumenti di collaborazione come la chat, le video chiamate, calendari, webmail, autenticazione LDAP, gestione task, progetti e molto altro.

Durante il lockdown dei primi mesi del 2020 la LBIT ha messo a disposizoine strumenti per lo smart working, uno di questi è proprio un server con a bordo Next Cloud: https://www.lbit-solution.it/wp-content/uploads/2020/03/COVID-19_SMARTWORKING.pdf

La storia di ownCloud e NextCloud

Nel 2010, Frank Karlitschek ha avviato il progetto ownCloud annunciandolo durante una sessione al Camp KDE keynote.

ownCloud interface

ownCloud interface

È iniziato come una soluzione di archiviazione su un cloud personale per offrire agli utenti la possibilità di avere il controllo dei propri dati senza fare affidamento su altri fornitori di archiviazione su cloud.

Sfortunatamente, Frank Karlitschek, insieme a diversi altri sviluppatori, ha lasciato OwnCloud Inc. Il gruppo non ha dichiarato alcun motivo per l’uscita dal progetto, ma ha accennato che il problema era quello di avere un modello di business che non comprendeva una soluzione open source.

Ora ownCloud si concentra principalmente sulle offerte Enterprise e offre agli utenti un’edizione server separata da installare sui propri server.

Frank Karlitschek ha avviato Nextcloud come fork di ownCloud, subito dopo aver lasciato ownCloud Inc. Considerando che si tratta di un fork, si troveranno molte somiglianze, tuttavia il prodotto si è evoluto molto nel corso degli anni rendendolo probabilmente più popolare di OwnCloud stesso.  Frank Karlitschek  sta lavorando per far diventare NextCloud una piattaforma di collaborazione come Microsoft Office 365 e Google Docs.

 

Nextcloud interface

Nextcloud interface

Installazione su Debian 10

È possibile usare diverse configurazioni oltre alle du eclassiche LAMP e LEMP, in questo caso andremo ad implementarlo con Apache2.

Il primo passo è installare i pacchetti Apache2 e PHP7:

apt-get -y install apache2 apache2-doc apache2-utils libapache2-mod-php php7.3 php7.3-common php7.3-gd php7.3-mysql php7.3-imap php7.3-cli php7.3-cgi libapache2-mod-fcgid apache2-suexec-pristine php-pear mcrypt imagemagick libruby libapache2-mod-python php7.3-curl php7.3-intl php7.3-pspell php7.3-recode php7.3-sqlite3 php7.3-tidy php7.3-xmlrpc php7.3-xsl memcached php-memcache php-imagick php-gettext php7.3-zip php7.3-mbstring memcached libapache2-mod-passenger php7.3-soap php7.3-fpm php7.3-opcache php-apcu

 

Se si vorrà integrare l’applicazione con l’LDAP aziendale installare anche la libreria php7.3-ldap:

apt-get install -y php7.3-ldap
A questo punto è sufficiente abilitare i moduli di apache

a2enmod suexec rewrite ssl actions include dav_fs dav auth_digest cgi headers actions proxy_fcgi alias

 

Ora prepariamo i certificati SSL se non abbiamo quelli rilasciati da una CA ufficiale:

openssl req -x509 -nodes -days 365 -newkey rsa:2048 -keyout /var/www/vhosts/acme.org/ssl/acme.org.key -out /var/www/vhosts/acme.org/ssl/acme.org.crt
Prepariamo il virtualhost creando il file /etc/apache2/sites-available/cloud.acme.org.conf

<VirtualHost *:80>
   ServerAdmin admin@acme.org
   ServerName acme.org
   DocumentRoot /var/www/vhosts/acme.org/httpdocs
   ErrorLog ${APACHE_LOG_DIR}/error.log
   CustomLog ${APACHE_LOG_DIR}/access.log combined
</VirtualHost>
<VirtualHost *:443>
   ServerAdmin admin@acme.org
   ServerName acme.org
   DocumentRoot /var/www/vhosts/acme.org/httpdocs
      <IfModule mod_ssl.c>
      SSLEngine on
      SSLProtocol All -SSLv2 -SSLv3
      SSLCertificateFile /var/www/vhosts/acme.org/ssl/acme.org.crt
      SSLCertificateKeyFile /var/www/vhosts/acme.org/ssl/acme.org.key
      SSLCACertificateFile /var/www/vhosts/acme.org/ssl/acme.org.bundle
</IfModule>
   ErrorLog ${APACHE_LOG_DIR}/error.log
   CustomLog ${APACHE_LOG_DIR}/access.log combined
</VirtualHost>

Abilitiamo il sito e riavviamo apache

a2ensite cloud.acme.org
systemctl restart apache2

A questo punto non resto che scaricare l’archivio ZIP dal sito ufficiale, estrarlo nella root del nostro sito:

apt-get install wget
cd /var/www/vhosts/acme.org/httpdocs/
wget https://download.nextcloud.com/server/releases/nextcloud-19.0.0.zip
unzip nextcloud-19.0.0.zip

Non ci resta che aprire il browser al link del virtualhost https://cloud.acme.org/nextcloud e seguire gli step dell’installazione. Potremo optare su usare un database locale SQLite, consigliato per piccole installazioni oppure se collegarci ad un MySQL/MariaDB.

Tra le applicazioni consigliate Talk, Calendar, JavaScript XMPP Chat, LDAP user and group backend, Tasks, RainLoop.

L’installazione al link https://nxc.moresolution.it/public/ è a disposizione, per richiedere le credenziali di accesso scrivere a info@lbit-solution.it

 

LBIT offre sia installazioni NextCloud su server dedicati, sia nell’infrastruttura LBIT che on-premises oppure in hosting cloud.

Per informazioni:

Telefono: 06 83960858 o

WhatsApp: 06 5656 8784

Mail: info@lbit-solution.it